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PFdP al via con De Angelis, Catalano e Mieli

Dopo tre anni è tornato a Noci Milo De Angelis, in occasione di uno dei primi incontri inseriti nel ricco cartellone del Festival della Parola: ieri sera, nel Chiostro Delle Clarisse, l’insegnante e poeta ha invitato i partecipanti a riflettere sul significato più autentico della poesia.

Introdotto dall’amico Vittorino Curci, De Angelis ha catturato l’attenzione dei presenti con un intervento di grande spessore culturale, citando prima Leopardi, poi Pavese e poi Montale e ancora Dante, scavando nel significato più profondo di cosa è la poesia: "Ha lo strano compito esprimere la libertà assoluta attraverso il rigore, il delirio, attraverso la metrica, l’anarchia attraverso le tavole della legge. Come nella stessa persona, nello stesso momento, accanto a un uomo folle c’è uno disciplinato, accanto a un uomo che non si orienta c’è un maestro del discorso: vivono insieme". “Ciò che non porta con sé la sua fine non ha nemmeno il diritto di iniziare”, scriveva Nitzsche e così, De Angelis ha introdotto il suo pensiero sulla capacità delicata di portare a termine un testo, di dare senso all’esperienza sino alla fine. "Quando iniziò a scrivere l’esigenza è sempre la stessa, strappare qualche sillaba al buio e consegnarla a uno sguardo. La parola può compiersi imboccando una sola via obbligata. Il lettore deve sentire che la parola poetica fa un lungo cammino, difficile ad ostacoli, pieno di tranelli. La poesia non è mai improvvisata per me, giunge dopo un cammino e quando viene alla luce porta con sé il peso, la gioia e la verità di questo cammino".

E a seguire, ha affrontato il tema del ritorno, legato alla poetica dello svelamento di un territorio che già esisteva e che ci chiama. "I luoghi che abbiamo amato ci chiamano proprio come le persone. Bisogna chiamare quella cosa con il nome più autentico. Solo con quello, con l’unicità del suo nome. Non a tutti è dato tornare. Ci sono luoghi ed eventi che restano lì, nella loro scena senza replica. Altri ci chiamano e il poeta del ritorno ascolta la voce di questi luoghi, e il ritorno ha a che fare con la traduzione, con la capacità del poeta di portarla fuori". E infine, una riflessione sul silenzio e sulle anime vaganti spesso presenti nei suoi componimenti e che richiamano ai volti conosciuti in oltre 20 anni di insegnamento nelle carceri. "Il silenzio poetico non è l’opposto della parola, è luogo bianco dove la parola entra senza forma, è luogo di energia in bilico e in attesa. Bisogna accettare il silenzio perché è semina che porterà raccolto. Si è soli nella sorpresa dell’esperienza. Non si scrive ciò che si sa ma si comincia a saperlo scrivendo. La scrittura porta in territori sconosciuti, la parola imbocca nuove vie, in cui noi ci perdiamo". Tra la lettura di testi inediti, e alcune domande di Vittorino Curci, l’incontro si è concluso con la visione di qualche minuto del documentario “Sulla punta della matita”, lì dove vive la poesia, con tutta la sua fragilità, con tutta la sua pienezza.

Straordinario anche lo spettacolo poetico-romanzesco proposto, a seguire, da Guido Catalano, dal titolo "Tu che non sei romantica". Cavalli di battaglia e non solo a cui l'autore ha aggiunto una storia d'amore tenera ed esilarante. Infine per Catalano il dialogo (un incontro-intervista) con Silvana Kuhtz.

A Paolo Mieli, invece, il compito di inaugurare la serie di appuntamenti serali che andranno in scena presso l'Anfiteatro "ex Piscina " Comunale. La sua partecipazione ha dato lustro alla 4` edizione del Piccolo Festival della Parola (la seconda in "salsa nocese " dopo la precedente del 2017). Una serata fredda, non ha fermato il pubblico, convenuto in un numero considerevole all'appuntamento con il famoso giornalista, storico e saggista, nonché uno dei volti più autorevoli della televisione italiana.

Mieli per circa un ora ha "incantato" i presenti rapendone l'attenzione e conducendoli in un viaggio nel tempo, con la sua conferenza dal titolo "Parole e Oblio". Una lectio magistralis sull' importanza dell'oblio, rivendicando la necessaria archiviazione della memoria. Nel suo ripercorrere gli avvenimenti accaduti in tremila anni di storia, Mieli "rilegge" fatti di storia, religione, letteratura e mitologia. "L'arte dell'oblio, la capacità di dimenticare - afferma Mieli- permette di vivere meglio, la memoria è fallace". Il suo è anche un invito alla estrema importanza dell'oblio anche nelle vicissitudini quotidiane siano esse di natura sentimentale o amicale, l'importanza di essere in grado di "modificare" il proprio punto di vista, capire le ragioni altrui. La memoria senza ordine è inutilizzabile, anarchica e diventa tossica. La sua lezione sull'oblio permette al pubblico di essere protagonista, e non semplice comprimario, della memoria tremila anni dopo avere svelato il canto semisconosciuto dell'epilogo dell'Odissea con l'ennesimo conflitto, pronto ad esplodere, con gli esrciti schierati sul campo, interviene Zeus che mette fine all'ennesimo scontro scagliando un fulmine sui piedi di Ulisse. Questo è il momento dell'oblio, l'oblio diventa imposizione necessaria per guardare oltre, per guardare al futuro. 

Mieli conclude la sua lectio magistralis affermando: "Trovate uno Zeus in voi stessi che pone fine al vostro conflitto". Un saluto di buon auspicio rivolto al pubblico presente che ricambia con convinti e scroscianti applausi.

 

Anna Lisa Campanella

Stefano Impedovo

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